Un giallo... (3°)
Luca si è addormentato davanti alla tivù mentre stava guardando un film giallo che raccontava la storia di un commissario che ha incontrato una donna misteriosa nell’ascensore del suo palazzo. Ma tre giorni dopo l’ha ritrovata uccisa nel suo appartamento. È stato accusato subito e anche messo in prigione ma è scappato per trovare il vero assassino perché lui ha detto di essere innocente.
Raccontate come finisce il film…
La donna uccisa
Il commissario è tornato nel suo appartamento per indagare e trovare indizi. Ha trovato una fedina e ha pensato subito alla sua amica della polizia scientifica. Le ha chiesto se poteva identificare il Dna. E lei ha trovato quello del Questore. Ha ringraziato la sua amica ed è tornato nel suo appartamento. Quando è arrivato, facevano delle ricerche sulla vittima. Hanno trovato il certificato di matrimonio della vittima e il nome del marito. In effetti, era il Questore. Lui si è messo a pensare su che cosa avesse appena scoperto. Il Questore è arrivato subito con un coltello in mano. I due si sono picchiati. Però durante la lite il questore ha confessato:
- « Perché l'ha uccisa?!, ha chiesto il commissario.
- Perché mi ha tradito con il Suo vicino, ha risposto il Questore.
- Quando?
- A mezzogiorno.
- Come?
- Con due colpi di pistola in testa e nel cuore ».
Ma per fortuna il commissario ha registrato la conversazione, così aveva una prova contro il suo capo per poterlo fare arrestare. E così due ore dopo il questore è arrestato per omicidio.
Scritto da Chiara, Elia, Alessandro, Axel e Nathan.
Amico o nemico?
Poi ha preso la pistola e la macchina di un collega e…
È andato a rifugiarsi a casa di un amico, Marco; appena arrivato gli ha raccontato la storia e senza entrare nei particolari gli ha spiegato perché era ricercato dalla polizia. Marco ha capito la situazione e lo ha lasciato dormire a casa sua. La mattina dopo il commissario si è alzato a fare colazione e Marco lo aspettava in cucina per fargli domande sulla misteriosa donna. Quindi il commissario gli raccontò la storia nei minimi dettagli.
- “Non è normale! Ma perché qualcuno doveva uccidere questa donna nel tuo appartamento per farti accusare?” Aveva gridato Marco.
Il commissario ha riposto che non sapeva il perché e che quando avrebbe ritrovato il vero assassino lo avrebbe messo in prigione.
- “Cerca di ritrovare dove hai visto la donna misteriosa per la prima volta!” Aveva detto Marco.
Ma il commissario non è riuscito a ritrovare dove l’aveva vista. Nel pomeriggio è tornato nel suo appartamento per vedere se riusciva a trovare qualche indizio. Appena arrivato davanti a casa sua, ha aperto la porta, è entrato e veniva fuori un odore di sangue. Il corpo della donna non c’era più, ma si poteva vedere il sangue sul tappeto. Ha guardato in tutte le stanze dell’appartamento ma non ha trovato niente. Si è seduto su una sedia e si è messo la testa tra le mani e ha sospirato. Ha guardato per terra e ha visto un anello. Lo ha raccolto e messo in tasca. Quando è tornato a casa di Marco, gliel’ha fatto vedere e Marco gli ha detto che era il suo anello a l’ha ringraziato per averlo ritrovato.
Il commissario si è chiesto com’era possibile?! Perché l’anello di Marco era nel suo appartamento? Marco ha qualcosa a che vedere con l’omicidio della donna? Impossibile!! Marco non è un assassino, ha pensa il commissario. Marco è il suo amico da molto tempo e non poteva commettere un crimine. La sera il commissario non poteva dormire. Ed è sceso in cucina a prendere un caffè e lui ha visto una porta che non aveva mai visto prima; ha provato ad aprirla ma era chiusa. Ha cercato di trovare una chiave ma non ha trovato niente. È tornato nel suo letto. Il giorno dopo ha chiesto a Marco quando aveva perso il suo anello, Marco gli ha risposto “Tre giorni fa”. Tre giorni?? Erano tre giorni che la donna era stata uccisa. E ha cercato di capire se Marco avesse qualcosa a che vedere con l’omicidio della donna. Il commissario ha deciso di chiedergli cosa avesse fatto il giorno della morte della donna. Marco ha detto che aveva fatto una passeggiata con Leana, la sua fidanzata, in un parco. Il commissario è andato subito a casa di Leana per avere la risposta che lui cercava. Leana ha riposto che non era mai andata a fare una passeggiata con Marco in un parco. Quando Marco è uscito per andare al lavoro, il commissario è tornato a vedere quella porta segreta e con un enorme calcio è riuscito ad aprirla. Ha acceso la luce e ... CADAVERI!!!!!!!!! Non è possibile!!! Cadaveri a casa di Marco perché ???!! Marco è davvero un assassino! Perché? Perché? Il commissario ha deciso di chiamare la polizia. La polizia è arrivata e poi è andata a prendere Marco al lavoro. L’hanno messo in prigione. Due giorni dopo la polizia è venuta a trovare il commissario per dirgli che Marco era il vero assassino della donna. La donna era la sua amante ma non voleva più stare con lui. Marco infastidito, l’ha uccisa di rabbia, ha messo il cadavere nell’appartamento del commissario perché lui lo conosceva e non sapeva dove metterlo. Il commissario aveva quindi l’impressione di averla vista prima perché l’aveva vista insieme a Marco.
Scritto da Amerina, Emma, Maria e Lillo.
Il mistero dell’appartamento del commissario
Dopo aver preso la pistola di un collega, il commissario è tornato sulla scena del crimine, sapeva che era in fuga, ma era determinato. Doveva essere veloce, efficace e non toccare nulla. È entrato dalla porta di dietro perché una pattuglia di polizia sorvegliava quella davanti. Non aveva avuto il permesso di vedere il suo appartamento prima di andare in prigione, ma non immaginava di scoprirlo in quello stato, completamente saccheggiato.
Aveva visto molte scene come questa per via della sua professione, ma questa volta era sospettato ed era comprensibile perché tutto faceva pensare al fatto che fosse lui l’assassino. Ha cominciato a cercare, ha ispezionato ogni angolo della stanza e ha prelevato delle tracce di Dna di un colpevole potenziale. Il collega a cui aveva preso la pistola aveva accettato di aiutarlo perché era convinto dell’innocenza del commissario; dunque gli aveva dato il fascicolo dell'indagine. Adesso, sapeva che la donna misteriosa si chiamava Serena Giacomo, che non aveva bambini ma che era sposata; suo marito era conosciuto dalla polizia ma per mancanza di prove, il questore aveva escluso questa via dell’indagine.
Allora, si è avvicinato alla donna e ha guardato tutte le prove contro di lui nel fascicolo e l'arma del crimine era la sua pistola di servizio. Secondo il rapporto della polizia, c’era il Dna del commissario sull’arma ma anche quello di Serena Giacomo. Il Dna della donna era stato ritrovato anche in diversi punti dell'appartamento, e quindi i poliziotti hanno concluso che c'era stata una lite nell'appartamento e che la donna aveva cercato di prendere la pistola per difendersi prima che lui le sparasse al collo. Il medico legale aveva detto che era morta di una morte rapida e indolore, altre prove contro il commissario che aveva imparato questo tipo di tecnica come tutti gli altri poliziotti all'accademia di polizia. Ora sapeva che il colpevole era qualcuno di esperto o addestrato.
Poi, il commissario ha guardato a lungo la donna e quando stava per arrendersi ha notato un piccolo oggetto che brillava nella sua tasca, quello che all'inizio pensava che fosse un semplice pezzo di metallo era in realtà una chiave master. Come mai i suoi colleghi non l’avevano vista? Allora, è avvicinato alla porta d'ingresso, ha messo la piccola chiave nella serratura e l’ha aperta senza alcuna difficoltà. Ha guardato di nuovo la donna e da questa visione d'insieme ha notato che niente aveva senso: come mai la pistola poteva essere in quella posizione se la donna aveva ricevuto la pallottola nel suo collo? Come poteva essere in quel senso se c’era stata una lite? Niente era logico...
Finalmente si è ricordato dove l’aveva vista: aveva risolto l’indagine. Ma i poliziotti incaricati di proteggere la scena del crimine avevano sentito il rumore della serratura e bloccato le due uscite possibili, era intrappolato. Però, era sereno perché aveva tutte le prove di cui aveva bisogno. Quando è arrivato al posto di polizia, ha raccontato tutto al questore. In effetti, il commissario aveva già incontrato quella donna, era in tribunale. Era venuta a perorare l'innocenza di suo fratello, Carlo Ricci, un grande criminale che era stato finalmente arrestato dopo cinque anni di fuga. Era lui il commissario che si occupava dell’indagine e che lo aveva arrestato. Il criminale non aveva avuto nessuna circostanza attenuante ed era stato condannato a 15 anni di prigione, ma non ha sopportato di essere rinchiuso ed è morto cinque anni dopo. Sua sorella, Serena Giacomo o Serena Ricci dal suo vero nome, si era sposata e aveva preso il cognome di suo marito, ecco perché la polizia non ha fatto il collegamento con Carlo Ricci. Quando suo fratello è morto, ha giurato di vendicare suo fratello dal commissario che l’aveva arrestato. Era venuta tre giorni prima per vedere dove il commissario viveva, lui dicendole a che piano abitava, l'aveva aiutata molto…; poi quello stesso giorno aveva usato la chiave master per aprire la porta, aveva saccheggiato l'appartamento e si era suicidata con la pistola del commissario convinta che tutti avrebbero pensato che fosse lui il suo assassino.
Scritto da Ambre, Clotilde, Lù e Nadir.
Ingiustamente accusato
Luca ha visto la fine del film e quindi può finire di raccontarla.
Il commissario è scappato dalla prigione, poi è andato al suo palazzo per parlare con il custode. Lui gli ha chiesto se conosceva la donna che è morta. Il custode gli ha detto che l’aveva vista diverse volte nel palazzo perché andava a trovare il suo amante al secondo piano. Gli ha anche confessato che le chiavi dell’appartamento del commissario sono state rubate.
Poi è andato a trovare l’amante che gli ha detto che la donna aveva un marito e gli ha dato il suo indirizzo. Una volta arrivato sul posto, è entrato in casa che era già aperta. Sul mobile dell’ingresso, ha visto le chiavi del suo appartamento.
Ha telefonato al questore per dire che aveva trovato il vero assassino. Il marito è stato arrestato dopo aver confessato il suo crimine. Ha spiegato che pensava che sua moglie lo tradisse con il commissario. Ecco perché il corpo è stato ritrovato nel suo appartamento.
Scritto da Pierina, Leana, Rachele e Teo.
Amore geloso
Luca era molto curioso quindi ha guardato la fine del film.
Dopo aver preso la pistola del suo collega e aver mandato la lettera al questore. Il commissario, Raffaello Amanti, è ritornato a casa per prendere qualcosa di cui potrebbe aver bisogno per la sua inchiesta, cioè trovare il vero assassino.
Ha anche cercato di capire dove abitava donna. Ha saputo il suo nome il giorno del suo arresto. E gli è sembrato di aver già sentito il suo cognome e in effetti è lo stesso del suo collega, commissario anche lui, Roberto Caselli. Maria Caselli è il nome della vittima, così lui ha capito che lei era sua moglie.
Dopo aver trovato l’appartamento, ha capito che logicamente Roberto viveva anche lì. Ma c’era qualcosa di strano, aveva già tolto il nome di sua moglie che era scritto sull’etichetta del citofono vicino al portone del palazzo. La moglie era morta da una settimana, e era già come se lei non fosse mai vissuta in questo appartamento.
Il commissario stava per essere promosso, ma con quello che è successo è stato il suo collega Roberto a venire promosso.
Raffaello pensava molto a Maria, questa bella donna: perché era morta e chi aveva voluto ucciderla? Poi lui si è reso conto che in passato l’aveva conosciuta. Ma prima lei non si chiamava Caselli ma Salvatore. Lei era il suo amore perduto che aveva cercato per anni. L’ha finalmente ritrovata, ma ormai non era più viva. L’unica cosa che gli è rimasta da fare era trovare l’assassino.
Allora capitava proprio bene perché stava pensando che avesse trovato il colpevole.
Ora che sapeva che Roberto Caselli era il marito di Maria, ha fatto diversi collegamenti e ha notato che il suo collega era impulsivo, violento e geloso durante le ore passate con lui in questura. Quindi non sarebbe stato sorprendente se per pura gelosia, quando ha saputo che sua moglie aveva ritrovato il suo primo amore perduto che lei ancora amava, tanto più che l'uomo che amava non era altro che il suo collega che odiava, l'avesse uccisa. Poi ha trovato una soluzione per vendicarsi facendo passare Raffaello per l'assassino. Inoltre, il marito è sempre la prima persona ad essere sospettata in questo tipo di caso; quindi Raffaello ha mandato un messaggio al suo capo per spiegare la situazione e per chiedergli di fargli fare il test con la macchina della verità per sapere se Roberto fosse il vero assassino.
Ovviamente lui non l'ha passato ed è stato direttamente imprigionato per l'omicidio di sua moglie, Maria Caselli...
Scritto da Zelia, Lilli e Zoe (e in parte Solen).
E com’è finita?
La donna è una ladra che è entrata in casa del commissario ma il furto è andato male. È stata vista alla telecamera di sorveglianza dal custode del palazzo. Allora l’ha uccisa ma ha avuto paura, quindi è fuggito. Il commissario è scappato dalla prigione e ha preso la pistola e la machina di un collega poi è tornato a casa sua e ha trovato il portafoglio del custode e ha visto oggetti fuori posto. E così ha capito che la donna ha provato a derubarlo e che è stato il custode ad ucciderla. Con la macchina della polizia, il commissario lo ha raggiunto e arrestato.
Scritto da Lodovico, Giuliano e Vincenzo.
FINE
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