Un giallo...
Luca si è addormentato davanti alla tivù mentre stava guardando un film giallo che raccontava la storia di un commissario che ha incontrato una donna misteriosa nell’ascensore del suo palazzo. Ma tre giorni dopo l’ha ritrovata uccisa nel suo appartamento. È stato accusato subito e anche messo in prigione ma è scappato per trovare il vero assassino perché lui ha detto di essere innocente.
Raccontate come finisce il film…
La spia segreta
- Ciao Luca!
- Ciao Emma! Come stai dall’altro giorno? - Bene. Ma sai che ho guardato il giallo che tu hai visto.
- Ebbene, raccontami la fine della storia! - Allora, il commissario ha trovato il vero assassino: la donna misteriosa è una spia di un’organizzazione segreta. Lei ha dovuto spiare un uomo ma non ci è riuscita. Quindi, il suo capo l’ha uccisa. L’ha messa nell’appartamento del commissario per non essere sospettato.
- Ma come lui la saputo?
- È ritornato a casa della donna misteriosa che era la sua vicina. Ha trovato una lettera nella camera della spia.
- E che c’è scritto sopra?
- Il commissario ha letto una minaccia e l’indirizzo del capo.
- È andata a ritrovarlo con la pistola del suo collega. Dopo una rissa tra i due uomini l’agente gli ha sparato un colpo di pistola nella gamba lui è caduto.
- Ohh! Interessante!
- Infine, il commissario ha messo il capo della spia in prigione, e lui è stato condannato a trentacinque anni di carcere.
- Oh! Fantastico questo film! Scritto da Waina, Eva, Maddalena e Maria.
Un’inchiesta sospetta
Luca si è addormentato e quindi non ha visto la fine del film. Allora è tornato al cinema per vederlo di nuovo.
Alla fine del film, Luca ha telefonato ad Emma per raccontargliela.
- Pronto Emma!
- Ciao Luca allora raccontami tutto dai!!
- Allora dopo che il commissario è stato messo in prigione, lui è scappato.
Quando il Questore ha letto la lettera ha deciso di condurre l’inchiesta insieme al commissario.
Si sono recati sul luogo del reato. Dopo numerose ricerche il Questore ha ritrovato un coltello in un cassetto. Lui ha deciso di far fare l’analisi del Dna. Dai risultati ha visto che il Dna corrispondeva a quello del commissario. Quindi lui è stato riportato in prigione e tre settimane dopo è stato convocato dal giudice ma di colpo una donna ha aperto la porta della stanza ed è intervenuta per difendere il commissario.
Era sua moglie ad avere ucciso la donna misteriosa ma nessuno l’ha creduta. E lui ha pagato una multa da 12000€.
- Grazie di avermi raccontato la fine del film.
- Prego! È stato un bel film. Scritto da Anna, Emma, Gabriella e Lilla.
Una lettera misteriosa...
Dopo la conversazione tra Emma e Luca, lei ha deciso di guardare il film per conoscere la fine della storia.
Una volta scappato dalla prigione, il commissario ha voluto trovare il vero assassino. È tornato la sera a casa sua per cercare indizi nei cassetti. Però una porta aperta si è chiusa bruscamente. Qualcuno è scappato da casa sua e ha lasciato un documento per terra. Il commissario è andato alla porta e ha trovato il documento anonimo sgualcito dove era spiegato quello che è successo:
"Caro commissario, non sono un nemico, sono un amico. Ho visto la scena in un bar, vicino a casa sua.
La donna che è morta, è stata in un bar con un uomo misterioso vestito con una giacca nera e pantaloni bianchi. Erano seduti ad un tavolo in fondo al bar, tutto che quello ho ascoltato è che lui l'ha minacciata di ucciderla se non riportava il denaro. Lei gli ha detto di no, lui si è innervosito e ha versato un veleno nel bicchiere della donna, quando lei si era girata e non lo guardava. Alla fine dell'appuntamento la donna è entrata nel palazzo e ha cominciato a provare l'effetto del veleno. Ha cercato aiuto e ha aperto la prima porta che ha visto quindi la sua, commissario. Sono stato afflitto per lei."
Il commissario ricordava che era stato più volte al bar e aveva già visto questa misteriosa donna. Ma l'uomo che è uscito dalla casa del commissario e che ha lasciato il documento è stato il barista perché è stato l'unico a poter raccontare fatti così precisi. Scritto da Ethan, Maria, Nathan e Matteo.
Il mistero dell’appartamento del commissario
Dopo aver preso la pistola di un collega, il commissario è tornato sulla scena del crimine, sapeva che era in fuga, ma era determinato. Doveva essere veloce, efficace e non toccare nulla. È entrato dalla porta di dietro perché una pattuglia di polizia sorvegliava quella davanti. Non aveva avuto il permesso di vedere il suo appartamento prima di andare in prigione, ma non immaginava di scoprirlo in quello stato, completamente saccheggiato.
Aveva visto molte scene come questa per via della sua professione, ma questa volta era sospettato ed era comprensibile perché tutto faceva pensare al fatto che fosse lui l’assassino. Ha cominciato a cercare, ha ispezionato ogni angolo della stanza e ha prelevato delle tracce di Dna di un colpevole potenziale. Il collega a cui aveva preso la pistola aveva accettato di aiutarlo perché era convinto dell’innocenza del commissario; dunque gli aveva dato il fascicolo dell'indagine. Adesso, sapeva che la donna misteriosa si chiamava Serena Giacomo, che non aveva bambini ma che era sposata; suo marito era conosciuto dalla polizia ma per mancanza di prove, il questore aveva escluso questa via dell’indagine.
Allora, si è avvicinato alla donna e ha guardato tutte le prove contro di lui nel fascicolo e l'arma del crimine era la sua pistola di servizio. Secondo il rapporto della polizia, c’era il Dna del commissario sull’arma ma anche quello di Serena Giacomo. Il Dna della donna era stato ritrovato anche in diversi punti dell'appartamento, e quindi i poliziotti hanno concluso che c'era stata una lite nell'appartamento e che la donna aveva cercato di prendere la pistola per difendersi prima che lui le sparasse al collo. Il medico legale aveva detto che era morta di una morte rapida e indolore, altre prove contro il commissario che aveva imparato questo tipo di tecnica come tutti gli altri poliziotti all'accademia di polizia. Ora sapeva che il colpevole era qualcuno di esperto o addestrato.
Poi, il commissario ha guardato a lungo la donna e quando stava per arrendersi ha notato un piccolo oggetto che brillava nella sua tasca, quello che all'inizio pensava che fosse un semplice pezzo di metallo era in realtà una chiave master. Come mai i suoi colleghi non l’avevano vista? Allora, è avvicinato alla porta d'ingresso, ha messo la piccola chiave nella serratura e l’ha aperta senza alcuna difficoltà. Ha guardato di nuovo la donna e da questa visione d'insieme ha notato che niente aveva senso: come mai la pistola poteva essere in quella posizione se la donna aveva ricevuto la pallottola nel suo collo? Come poteva essere in quel senso se c’era stata una lite? Niente era logico...
Finalmente si è ricordato dove l’aveva vista: aveva risolto l’indagine. Ma i poliziotti incaricati di proteggere la scena del crimine avevano sentito il rumore della serratura e bloccato le due uscite possibili, era intrappolato. Però, era sereno perché aveva tutte le prove di cui aveva bisogno. Quando è arrivato al posto di polizia, ha raccontato tutto al questore. In effetti, il commissario aveva già incontrato quella donna, era in tribunale. Era venuta a perorare l'innocenza di suo fratello, Carlo Ricci, un grande criminale che era stato finalmente arrestato dopo cinque anni di fuga. Era lui il commissario che si occupava dell’indagine e che lo aveva arrestato. Il criminale non aveva avuto nessuna circostanza attenuante ed era stato condannato a 15 anni di prigione, ma non ha sopportato di essere rinchiuso ed è morto cinque anni dopo. Sua sorella, Serena Giacomo o Serena Ricci dal suo vero nome, si era sposata e aveva preso il cognome di suo marito, ecco perché la polizia non ha fatto il collegamento con Carlo Ricci. Quando suo fratello è morto, ha giurato di vendicare suo fratello dal commissario che l’aveva arrestato. Era venuta tre giorni prima per vedere dove il commissario viveva, lui dicendole a che piano abitava, l'aveva aiutata molto…; poi quello stesso giorno aveva usato la chiave master per aprire la porta, aveva saccheggiato l'appartamento e si era suicidata con la pistola del commissario convinta che tutti avrebbero pensato che fosse lui il suo assassino.
Scritto da Ambre, Clotilde, Lù e Nadir.
Amore geloso
Luca era molto curioso quindi ha guardato la fine del film.
Dopo aver preso la pistola del suo collega e aver mandato la lettera al questore. Il commissario, Raffaello Amanti, è ritornato a casa per prendere qualcosa di cui potrebbe aver bisogno per la sua inchiesta, cioè trovare il vero assassino.
Ha anche cercato di capire dove abitava donna. Ha saputo il suo nome il giorno del suo arresto. E gli è sembrato di aver già sentito il suo cognome e in effetti è lo stesso del suo collega, commissario anche lui, Roberto Caselli. Maria Caselli è il nome della vittima, così lui ha capito che lei era sua moglie.
Dopo aver trovato l’appartamento, ha capito che logicamente Roberto viveva anche lì. Ma c’era qualcosa di strano, aveva già tolto il nome di sua moglie che era scritto sull’etichetta del citofono vicino al portone del palazzo. La moglie era morta da una settimana, e era già come se lei non fosse mai vissuta in questo appartamento.
Il commissario stava per essere promosso, ma con quello che è successo è stato il suo collega Roberto a venire promosso.
Raffaello pensava molto a Maria, questa bella donna: perché era morta e chi aveva voluto ucciderla? Poi lui si è reso conto che in passato l’aveva conosciuta. Ma prima lei non si chiamava Caselli ma Salvatore. Lei era il suo amore perduto che aveva cercato per anni. L’ha finalmente ritrovata, ma ormai non era più viva. L’unica cosa che gli è rimasta da fare era trovare l’assassino.
Allora capitava proprio bene perché stava pensando che avesse trovato il colpevole.
Ora che sapeva che Roberto Caselli era il marito di Maria, ha fatto diversi collegamenti e ha notato che il suo collega era impulsivo, violento e geloso durante le ore passate con lui in questura. Quindi non sarebbe stato sorprendente se per pura gelosia, quando ha saputo che sua moglie aveva ritrovato il suo primo amore perduto che lei ancora amava, tanto più che l'uomo che amava non era altro che il suo collega che odiava, l'avesse uccisa. Poi ha trovato una soluzione per vendicarsi facendo passare Raffaello per l'assassino. Inoltre, il marito è sempre la prima persona ad essere sospettata in questo tipo di caso; quindi Raffaello ha mandato un messaggio al suo capo per spiegare la situazione e per chiedergli di fargli fare il test con la macchina della verità per sapere se Roberto fosse il vero assassino.
Ovviamente lui non l'ha passato ed è stato direttamente imprigionato per l'omicidio di sua moglie, Maria Caselli...
Scritto da Zelia, Lilli e Zoe (e in parte Solen).
FINE